Cercare tartufi è una passione, ma cosa si fa se si incontra uno dei serpenti italiani?
Andare a tartufi col proprio cane è una passione, per alcuni può addirittura diventare un lavoro, eppure, oltre al piacere che quest’attività regala, bisogna sempre fare i conti con i “piccoli” rischi a cui espone sia il tartufaio che il suo amico a 4 zampe… tra questi anche quelli rappresentati dai serpenti italiani.
È bene tenere presente che se un serpente non viene disturbato, molestato o minacciato, non attaccherà mai per primo.
E infatti le persone che subiscono aggressioni sono quelle che tentano di catturarli o ucciderli, o quelli che infilano le mani tra pietre o cespugli senza accorgersi della loro presenza.
In definitiva, si tratta di un animale che si limita a reagire se si sente minacciato.
E tuttavia, bisogna essere accorti, soprattutto nel periodo primaverile, durante la stagione del tartufo nero estivo (tuber aestivum) che coincide con quella dei dei serpenti in amore, che per questo diventano meno vigili alla presenza dell’uomo e del cane, e possono reagire in maniera più “imprevedibile”.
Dunque: occhi bene aperti!
In quali serpenti italiani ci si può imbattere durante la ricerca dei tartufi
Eppure, non sempre quando ci si imbatte in un rettile c’è da spaventarsi: non solo perché, come vedremo in seguito, sono la calma e il sangue freddo che aiutano a risolvere la situazione nel migliore dei modi, ma soprattutto perché non tutti gli esemplari sono velenosi (e men che meno letali).
Cerchiamo di fare chiarezza a tal proposito…
La vipera
In Italia ne esistono 5 specie:
- Vipera comune
- Marasso
- Vipera di Orsini
- Vipera dal corno
- Vipera dei Walser
Pur avendo comportamenti e forme diverse, si capisce di trovarsi di fronte alle vipere italiane quando si osserva un rettile dal corpo piuttosto tozzo e corto, circa 60-70 cm, ricoperto da piccole scaglie, con testa triangolare e appiattita, e muso leggermente ricurvo verso l’alto.
Il colore del dorso è grigio cenere con due strisce nere sulla nuca a forma di v rovesciata e una fascia scura a zig zag. La coda è corta, appuntita, con punta arancione. La pupilla è più alta che larga (un po’ come quella del gatto). Le due zanne poste anteriormente sulla mascella superiore sono in grado di iniettare nelle prede il veleno prodotto da apposite ghiandole.Il morso può essere mortale anche per l’uomo, ma solo se si tratta di soggetti debilitati e bambini piccoli, oppure se è stato inferto direttamente in un grosso vaso sanguigno.
Lascia sulla pelle due forellini a 6-8 mm l’uno dall’altro, da cui fuoriesce sangue misto a siero, circondati da un alone rosso. Provoca un dolore locale abbastanza intenso e dei gonfiori, e può causare una sensazione di malessere, diarrea e una caduta di pressione.
Il marasso
Vive principalmente nelle zone dell’Italia settentrionale, presenta una ben marcata striscia a zigzag dalla testa alla coda. È molto più aggressivo della vipera comune, ma il suo veleno è meno pericoloso. È un specie diurna, ma a Sud della penisola può essere attiva anche la sera e la notte durante il periodo estivo.
Biacco (o Magnano)
È aggressivo e, se catturato, si avventa mordendo furiosamente, ma non è velenoso. La colorazione della parte superiore è verde-giallasta o nera. La lunghezza può variare da 80 a 200 cm. Se malauguratamente si dovesse essere inseguiti da questo serpente è opportuno allontanarsi a zig zag, evitando invece la fuga in linea retta in discesa. In gergo dialettale viene anche chiamato serpe frustone, vengono definiti serpenti frustoni perchè la tradizione racconta che usavano la coda per dare frustate alle gambe. E’ uno tra i più diffusi serpenti piemontesi.
Saettone
Altro esemplare non velenoso (uccide però per costrizione), la cui lunghezza varia da 50 a 200 cm. La livrea è sopra marrone chiaro, e sotto gialla. Si nutre di ghiri, lucertole, uova.
Serpe cervone
Non inietta veleno nemmeno questo serpente che arriva fino a 200 cm di lunghezza, con una colorazione bruno-giallastra sul dorso, che presenta anche quattro bande parallele scure che vanno dalla testa alla coda, e un ventre giallo-paglierino. La sua alimentazione è a base di topi, ghiri, leprotti, donnole, lucertole e uccelli.
Come comportarsi in presenza di un serpente
Le precauzioni più efficaci quando si passeggia nei boschi o nelle campagne sono di:
- indossare calzoni lunghi e scarpe alte
- munirsi di un bastone col quale smuovere cespugli ed erba
- non lasciarsi prendere dal panico nel caso in cui ci si imbatta in un rettile.
Questo perché il terrore, spesso e volentieri, ci impedisce di essere lucidi e prima di tutto di capire la razza di appartenenza (ad esempio se si tratta di un colosso di due metri possiamo stare certi che non è una vipera ma una natrice dal collare, altrimenti detta biscia d’acqua o vipera acquatica, specie amichevole che non morde mai), e in secondo luogo di agire correttamente.
Se infatti ci si trova al cospetto di una vipera e si ha necessità di spostarla (pensiamo ad esempio ad un esemplare che sia entrato nel nostro giardino, o peggio ancora in casa), bisogna adoperare una scopa o un qualsiasi oggetto abbastanza lungo per “accomodarle” in un contenitore posto per terra.
Diverso il discorso nel caso in cui ci si trovi a fronteggiare un biacco, conosciuto anche come serpente frustone, veloce e molto scontroso quando messo alle strette: è vero che non è velenoso, ma essendo lungo 1 metro e 80 e oltre, molto meglio che stia alla larga! Insomma una di quelle specie (come il mordace Colubro lacertino, presente solo in Liguria, velenoso sì ma non pericoloso per l’uomo) che non sono proprio un piacere ad imbattercisi…
Tutti gli altri serpenti invece possono tranquillamente essere presi in mano.
Cosa fare se un serpente morde il proprio cane
Come detto, solo un esemplare è per noi letale, vale a dire la vipera.
Ma cosa accade se il rettile in questione morde Fido?
Innanzitutto, dal momento che il cane scatterà di lato o indietro in seguito all’attacco, probabilmente si ritroverà con un solo foro e una strisciatura a qualche centimetro di distanza (che tra l’altro non saranno molto facili da individuare, perché nascosti dal pelo).
I sintomi, in ordine di tempo, comprenderanno:
- forte dolore e gonfiore nella zona morsicata
- stanchezza, fiato corto (in genere dopo circa 1 ora dal morso)
- perdita di equilibrio
- vomito
- sangue nelle urine
Se notiamo uno o più di questi sintomi, accompagnati da guaiti e leccamenti insistenti della zona interessata, dobbiamo intervenire di corsa!
Mantenendo la calma, bisogna far stendere il proprio cane su di un fianco e tenerlo fermo, perché meno si muove più tempo impiega il veleno ad andare in circolo.
Si provvederà poi a pulire la ferita sciacquandola con acqua e aspirando quanto più veleno possibile, ma NON con la bocca, come si vede nei film, altrimenti si rischia di intossicarsi: è necessario adoperare dei piccoli appositi aspiratori (quindi, se andate per tartufi assieme al vostro cane, procuratevi questo oggetto per tempo!).
Passate ora a legare a 5 centimetri al di sopra del morso un laccio emostatico (o la cintura dei pantaloni, o la stringa di una scarpa), accertandovi però che al di sotto della ferita vi sia “battito” (altrimenti rischiate la cancrena). Chiaramente se si tratta di un arto, mentre in caso di morso al viso o al collo potete solo pulire la zona.
Fatto questo di corsa dal veterinario: avvertitelo durante il tragitto di modo che predisponga tutto quanto necessario.
Dal momento che il veleno della vipera causa emorragie, una delle prime cose che verranno fatte sarà scongiurare un collasso cardio-circolatorio, per cui magari saranno necessarie delle trasfusioni, oltre alla somministrazione di antibiotici a largo spettro contro le infezioni batteriche.
Tra i serpenti italiani la vipera è di certo la più pericolosa, eppure il suo morso può essere curato, a patto che si sia veloci col primo soccorso farmacologico, lasciando trascorrere il minor tempo possibile dall’aggressione.
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