

Cane punto da un’ape – sintomi e come comportarsi
Andare in cerca di tartufi accompagnati dal proprio cane può essere un’attività rilassante, o entusiasmante, o anche remunerativa, ma comunque è un’occupazione che è meglio non improvvisare, anche perché, soprattutto se inesperti, può nascondere qualche piccola insidia: ad esempio sapresti cosa fare con un cane punto da un’ape?
Un mini decalogo in caso di cane punto da un’ape
Te lo diciamo subito con una lista di semplici ma efficaci azioni da attuare:
- Accertati della sede della puntura: zampe, pancia, naso e sedere sono le aree maggiormente colpite; a segnalare la zona sono gonfiore, rossore, leccamenti da parte del cane per lenire il dolore, reticenza dell’animale ad essere toccato (o a camminarci sopra, se si tratta della zampa, palesando una lieve zoppia).
- Allevia il dolore applicando una mistura di acqua e bicarbonato di sodio, un bendaggio freddo o del ghiaccio sulla parte interessata, oppure utilizza un antistaminico locale: questo significa che dovrai andare in cerca del fungo ipogeo munito quanto meno di una piccola borsa termica, cosa comunque consigliata in primavera-estate, di modo da poterti dotare pure di acqua fresca (non fredda) per te e il peloso
- Rimuovi il pungiglione qualora fosse rimasto attaccato: prima ti adopererai e meglio sarà, visto che il pungiglione continua a iniettare veleno ancora per diversi minuti dopo la puntura; puoi adoperare il bordo di una carta di credito o in alternativa le unghie, meglio di forbici e pinzette che perché potrebbero provocare un rilascio ulteriore di veleno
- Osserva attentamente il cane per qualche tempo, perché la comparsa di alcuni sintomi è preoccupante e deve indurti a portarlo immediatamente dal veterinario.
I sintomi cui si accennava nell’ultimo punto comprendono: stanchezza, difficoltà respiratorie, gonfiore eccessivo, reazioni allergiche.
Puntura di ape al cane: quando c’è da preoccuparsi?
Infatti, se nella maggior parte dei casi, una puntura arreca solo dolore, irritazione e fastidio, senza però indurre conseguenze preoccupanti, sono tre i casi nei quali bisogna allertarsi:
- punture multiple
- sede del morso
- ipersensibilità soggettiva
Nel caso delle api più morsicature possono venire solo da soggetti diversi, dal momento che questi insetti, ad attacco avvenuto, perdono il pungiglione e muoiono.
Infatti questa parte del corpo delle api è munito di strutture che si avvinghiano alla ferita, impedendo il distacco.
Diverso il discorso per la puntura di vespa e la puntura di calabrone: entrambi gli animali possono accanirsi, se si sentono fortemente minacciati, sul malcapitato (che chiaramente può essere Fido, ma non è detto non possa essere te!).
Per quanto concerne la seconda fonte di preoccupazione è dettata dalla sede: se malauguratamente questa dovesse interessare lingua o gola allora scatta l’allarme, dal momento che il gonfiore o la razione fisiologica del corpo potrebbero provocare difficoltà respiratorie, sino ad un blocco.
E infine l’ipersensibilità: come alcuni soggetti possono essere allergici a certi nutrienti così possono esserlo al veleno delle punture, che determina uno stato di shock anafilattico nel cane che, se non trattato rapidamente, provoca convulsioni, collasso, coma e morte.
Si tratta di una reazione che si sviluppa di solito all’improvviso e in pochi istanti dall’esposizione all’allergene, e che dipende dal particolare sistema immunitario dell’animale, che percepisce come estranea e dannosa la sostanza in questione, innescando una serie repentina di cambiamenti immunologici.
Nel giro di pochi minuti, la situazione può diventare critica: i mediatori infiammatori causano la dilatazione dei vasi sanguigni, aumentandone la permeabilità delle pareti, provocano ipotensione (pressione bassa), anomalie respiratorie, accumulo di liquidi nella gola, eccessiva secrezione di sostanze nelle vie respiratorie, disturbi del ritmo cardiaco, disturbi gastrointestinali, grave prurito e dolori diffusi.
Come trattare uno shock anafilattico provocato da una puntura d’ape
Ecco perché la tempestività del trattamento è vitale: la maggior parte cani può recuperare completamente entro 24/72 ore dalla crisi.
Il primo obiettivo deve essere fornire immediatamente un supporto vitale al cane, posizionando un catetere endovenoso e somministrando fluidi a dosaggi elevati per normalizzare la pressione sanguigna.
Si passa poi a somministrare adrenalina, al fine di aumentare la frequenza cardiaca e bloccare il rilascio di mediatori infiammatori, e antibiotici ad ampio spettro, per prevenire infezioni batteriche secondarie.
Altri farmaci utili sono i corticosteroidi, atropina solfato, la dopamina o l’aminofillina.
In caso di respirazione particolarmente compromessa, il veterinario potrebbe intubare il cane e praticare un’incisione nella trachea per somministrazione ossigeno.
Una volta dimesso, il cane va monitorato per almeno 24-48 ore.
E’ chiaro che la prevenzione può consistere solo nell’evitare l’esposizione alle sostanze allergizzanti, ma questo è fattibile esclusivamente dopo un primo episodio critico, e quindi quando già si sia avuto il cane punto da un’ape.
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